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Uccise il figlio lanciandolo dal sesto piano: 19 anni in appello alla madre

Sentenza bis per la tragedia del 2023 in Borgo Cappuccini: pena ridotta di un anno per riconosciuto vizio parziale di mente

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LIVORNO – Si chiude con una lieve riduzione di pena il secondo capitolo giudiziario di una delle vicende più atroci che abbiano scosso Livorno negli ultimi anni. La Corte d’assise d’appello di Firenze ha condannato a 19 anni di reclusione Damaris Kindelan Ballester, la cittadina cubana di 40 anni che nell’agosto del 2023 uccise il proprio figlio di soli due anni e mezzo, lanciandolo nel vuoto da un palazzo in Borgo Cappuccini.

I giudici fiorentini hanno sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio del primo grado — che aveva inflitto alla donna 20 anni — ribadendo l’accusa di omicidio volontario ma applicando la riduzione legata al vizio parziale di mente. Una volta espiata la pena detentiva, la donna non tornerà in libertà: dovrà trascorrere almeno tre anni in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), come stabilito dalla misura di sicurezza per la sua pericolosità sociale.

Il dramma e la rete di bugie

La vicenda risale alla notte tra il 16 e il 17 agosto 2023. Damaris, residente a Torino e separata dal marito, si trovava in vacanza sulla costa toscana con il piccolo Marco. Inizialmente, la donna tentò di coprire l’orrore con una versione dei fatti che crollò quasi subito: raccontò ai medici del pronto soccorso che il bambino si era sentito male dopo una caduta accidentale da uno scivolo, avvenuta il giorno precedente in un parco giochi di Tirrenia.

A smentirla fu prima l’autopsia, che rivelò lesioni incompatibili con una caduta da un gioco per bambini, e poi le immagini della videosorveglianza. Le telecamere ricostruirono un tragitto inquietante: madre e figlio erano entrati in un condominio di Borgo Cappuccini nel pomeriggio del 16 agosto. Ne sarebbero usciti solo 11 ore dopo, alle 4,30 del mattino seguente, con la donna che stringeva tra le braccia il corpo del piccolo ormai privo di vita. Lo aveva gettato nel vuoto dal sesto piano. 

Il movente: la fine delle vacanze e il ‘vizio di mente’

Durante il processo di primo grado a Livorno, la quarantenne aveva provato a cambiare versione, sostenendo di aver sporto il bimbo dalla finestra per fargli prendere aria e che le fosse “scivolato”. Una tesi che non ha mai convinto i giudici. La chiave della sentenza risiede nella perizia psichiatrica che ha evidenziato un disturbo borderline della personalità.

Secondo le motivazioni dei giudici, il fragile equilibrio psicologico della donna si sarebbe spezzato proprio a causa dell’imminente fine delle vacanze. Il pensiero di dover riportare il figlio al padre a Torino avrebbe innescato il corto circuito emotivo, portandola a compiere il gesto estremo di gettarlo dal sesto piano. Una tragedia della disperazione e della follia che oggi trova una sua definitiva, seppur parziale, risposta giudiziaria, lasciando nella memoria della città il dolore per una piccola vita spezzata senza un perché razionale.

© Riproduzione riservata

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