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Turismo, Pieragnoli: “E’ il motore del vero export”

Il direttore di Confcommercio Livorno: "ll futuro dell'Italia non risiede nel solo made in Italy"

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LIVORNO – “Mentre una certa narrazione si ostina a dipingere la crescita del turismo come una ‘malattia’ o una ‘monocultura’ che soffoca le nostre città — arrivando a guardare con sospetto persino l’ascesa di imprenditori del settore ai vertici delle associazioni imprenditoriali — i dati economici ci raccontano una storia diametralmente opposta. Quella che alcuni definiscono con disprezzo ‘monocultura’ è, in realtà, la piattaforma di esportazione più avanzata e resiliente della nostra economia globale”.

E’ un invito a cambiare paradigma quello del direttore di Confcommercio Provincia di Livorno e Pisa Federico Pieragnoli: “È tempo di superare la vecchia dicotomia tra “manifattura virtuosa” e “servizi parassitari”. Il futuro dell’Italia non risiede nel solo ‘Made in Italy’, ma in quello che il direttore del Centro Studi di Confcommercio Mariano Di Bella definisce il Sense of Italy (SofI): un ecosistema integrato dove il prodotto fisico e l’esperienza del territorio sono indissolubili“.

Per il direttore Pieragnoli “il dibattito non deve essere turismo sì o turismo no, ma come gestire questa enorme ricchezza per rigenerare i tessuti urbani e sostenere il commercio di prossimità. La crescita del turismo non è il veleno, ma la linfa che può alimentare la trasformazione delle nostre città se governata con intelligenza locale e non con pregiudizi ideologici, perché il turismo è l’industria del 21esimo secolo, ed è l’alleato più potente che il nostro export abbia mai avuto”.

Pieragnoli sottolinea come il legame strategico tra chi visita l’Italia e chi compra italiano all’estero non è solo una suggestione, ma un meccanismo economico misurabile: “Le analisi dimostrano che le presenze turistiche sono uno dei predittori più affidabili della crescita dell’export di merci verso i paesi di provenienza dei flussi. Il turismo non sottrae risorse all’industria, le apre la strada. Non esiste miglior ufficio marketing per le nostre esportazioni di un viaggio in Italia. Il turista che sperimenta il nostro lifestyle, la nostra enogastronomia e il nostro design diventa, una volta tornato in patria, un ambasciatore e un consumatore stabile dei nostri beni”.

I numeri del Sense of Italy, cioè la somma tra beni del Made in Italy e servizi turistici parlano chiaro: “Nel 2023 il Sofi ha generato esportazioni per 214 miliardi di euro, produce un attivo della bilancia commerciale di 123 miliardi di euro, di cui oltre un quarto è generato direttamente dal turismo consumer”.

Aggiunge e conclude: “Contrariamente alla tesi del declino, i servizi di mercato sono stati l’unico vero motore occupazionale del Paese negli ultimi trent’anni. Dal 1995 al 2023, a fronte di una perdita di circa 900mila occupati nell’agricoltura e nell’industria in senso stretto, il terziario ha creato oltre 3,4 milioni di nuovi posti di lavoro. Oggi il perimetro del SofI impiega quasi 3 milioni di persone (il 16,4 per cento dell’occupazione totale), offrendo opportunità a giovani e donne in misura nettamente superiore alla media nazionale. Definire ‘monocultura’ un settore capace di tale assorbimento occupazionale, e che esporta nel 2024 servizi per oltre 53 miliardi di euro è un errore di prospettiva che ignora la realtà sociale del paese”.

© Riproduzione riservata

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