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Inaugurata a Collesalvetti la mostra sul pittore e architetto Alberto Calza Bini

Esposizione promossa e organizzata dal Comune di Collesalvetti con il contributo di Fondazione Livorno, curata da Francesca Cagianelli

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COLLESALVETTI – Una nuova offerta culturale nel territorio di Collesalvetti. 

È stata presenta alla pinacoteca comunale Carlo Servolini di Collesalvetti la mostra Alberto Calza Bini pittore e architetto tra Roma e Livorno. Lo spirito dell’arte classica, la tentazione del Liberty, la sfida del Divisionismo, promossa e organizzata dal Comune di Collesalvetti con il contributo di Fondazione Livorno, curata da Francesca Cagianelli, con il patrocinio del Dipartimento di Architettura – Dida – università di Firenze, dell’Accademia delle Belle Arti di Roma e dell’Istituto centrale per la grafica-Ministero della cultura.

Presieduta da un prestigioso comitato scientifico composto da Francesca Cagianelli, Conservatrice della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini; Alberto Calza Bini, fisico, ricercatore Enea; Alessandro Calza Bini, architetto; Paolo Calza Bini, sociologo, professore ordinario di sociologia economica del lavoro, eredi e conservatori dell’opera dell’artista; Dario Matteoni, storico dell’arte, già direttore dei Musei nazionali di Pisa; Alessandro Merlo, docente dell’università di Firenze, dipartimento di architettura; Flavia Matitti, docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma; Simone Quilici, direttore del Parco archeologico del Colosseo; Vieri Quilici, architetto e professore ordinario di composizione architettonica, fondatore della Facoltà di architettura dell’Università Roma Tre, la mostra costituisce un inedito affondo sulla stagione pittorica e grafica di Alberto Calza Bini tra Roma, Calvi dell’Umbria e Livorno, a partire dalla frequentazione del Regio Istituto di Roma tra il 1895 e il 1900, fino all’exploit in seno all’Esposizione dell’Associazione italiana acquafortisti e incisori a Londra, e alla Mostra dell’autoritratto della Famiglia artistica di Milano, entrambe del 1916.

“Le porte della nostra Pinacoteca – ha dichiarato l’assessora alla cultura Vanessa Carli – si riaprono per una mostra che possiamo definire un vero e proprio tesoro fino ad oggi mai venuto alla luce. Le settanta opere esposte sono un viaggio alla scoperta di luoghi a noi vicini, come il Fosso Reale e il Porto di Livorno. Villa Carmignani, ancora una volta, si conferma quale luogo dove ad essere protagonista è l’arte e, il nostro obiettivo è quello di farla diventare un punto di riferimento per la crescita culturale dei nostri giovani con visite guidate dedicate alle scuole del territorio”.

Noto esclusivamente per la sua carriera di architetto e urbanista, Alberto Calza Bini viene oggi restituito alla storia dell’arte del Novecento con riferimento specifico alla sua vocazione pittorica e acquafortistica.

Trasferitosi con la moglie Irene Gilli, anch’essa valente pittrice e acquafortista, l’artista romano, all’epoca conosciuto come Alberto Calza – dialoga con gli adepti del sodalizio afferente allo storico Caffè Bardi, tanto da essere ribattezzato da Gastone Razzaguta “l’acquafortista in movimento”.

Ed è proprio nel corso della permanenza a Livorno che Calza elabora non solo una serie di capolavori dedicati ai panorami della portualità, ma firma anche, nel 1908 – come è noto, l’anno della scomparsa di Giovanni Fattori – un vero e proprio caposaldo divisionista dell’iconografia relativa agli spaccati più scenografici della città, Il Fosso Reale.

Calza compare quale appassionato cultore dei monumenti antichi e, al contempo, collaboratore delle più prestigiose e innovative maestranze del Novecento: ne costituisce un esempio l’episodio dell’Eremo della Sambuca, la cui atmosfera di sospesa spiritualità finì col coinvolgere l’artista romano in veste di segretario della commissione conservatrice dei monumenti per la Provincia di Livorno.

La prima sezione, dal titolo La musicalità della luce, l’impeto del movimento, il sogno dell’anima: l’anima vesperale di Alberto Calza Bini tra Calvi dell’Umbria e Livorno, si inaugura con il tormentato Autoritratto, datato 29 novembre 1901, programmaticamente impostato su assetti accademici, ma già vibrante di stesure drammaticamente frante, se è vero che di lì a poco l’artista firmerà una delle opere più sensazionali del suo corso divisionista, quell’Anima vesperale del 1903, contraddistinta da una pervasiva empatia rispetto ai prediletti panorami di Calvi dell’Umbria, presentata alla LXXIV Esposizione internazionale di belle arti della Società amatori e cultori di belle arti in Roma del 1904.  Il percorso espositivo decolla quindi con il già citato capolavoro dal titolo Il Fosso Reale di Livorno, che in epoca anticipatissima rispetto alle vicende del divisionismo labronico, inaugurava una magnifica quanto inedita inquadratura di uno degli spaccati più spettacolari della città di Livorno, contemperando la suggestione della scenografia architettonica con la restituzione sintetica del brulichio della folla, tra sentori di dinamismo ed euforia Belle Époque.

La seconda Sezione, dal titolo Divisionismi e Secessione: Alberto Calza Bini e la nuova percezione pittorica del dinamismo,i llustra quella battaglia espressiva sempre più appassionata per la restituzione di scenari naturali vibranti di melodie paesaggistiche che restituissero non solo “il sogno dell’anima, ma anche ‘la musicalità della luce’, incardinate tra due episodi di identica ambientazione, ma di tecnica complementare, quali le due versioni di Pineta di Livorno (1906-1908), entrambi omaggio agli itinerari turistici del territorio livornese decantati nelle monografie illustrate dall’erudito Pietro Vigo, e l’highlight costituito da Passeggiata all’Ardenza (1910-1913).

La terza Sezione dal titolo La divina impronta della Bellezza: il sodalizio tra Alberto Calza e Irene Gilli al tempo del Regio Istituto di Belle Arti di Roma, riassume, in un emblematico affronto, gli esiti del tirocinio accademico condotti dall’artista romano e dalla sua futura consorte Irene, rispettivamente sotto l’egida di Francesco Prosperi e di Domenico Bruschi.

La quarta Sezione dal titolo Irene Gilli, pittrice e acquafortista tra Preraffaellismo e Liberty costituisce il primo affondo sulla personalità ignota, quanto affascinante e significativa, di Irene Gilli (Torino 1884 – Roma 1962), impostasi sulla scena espositiva italiana nei primi due decenni del Novecento, ma relegata finora in un cono. Reduce dal tirocinio compiuto presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, Irene partecipa per circa quindici anni, alle principali esposizioni italiane e internazionali. Figlia d’arte di Alberto Maso Gilli (Chieri, Torino 1940 – Calvi dell’Umbria, Terni 1894), considerato tra i maggiori incisori dell’epoca – non a caso nominato nel 1885 Direttore della Regia Calcografia di Roma – Irene vanta come massima fonte storiografica la voce dedicatale per primo da Luigi Servolini nel suo celebre Dizionario illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei (Milano 1955).

L’ampio catalogo firmato da Silvana Editoriale (Cinisello Balsamo Milano) offre squarci assolutamente inediti e densi di approfondimenti scientifici, impreziositi da un corredo iconografico di straordinario interesse.

La mostra sarà visitabile gratuitamente tutti i giovedì, sabato-domenica, dalle 15,30 alle 18,30 e su prenotazione con visita guidata per piccoli gruppi: telefono 0586.980227 e 980174 – 392.6025703; pinacoteca@comune.collesalvetti.li.it; www.comune.collesalvetti.li.it. 

© Riproduzione riservata

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