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Le donne in nero di Piombino: “Il porto è il crocevia di transito di gas e armi”

In previsione del 4 novembre l’attenzione del gruppo è andata al "preoccupante incremento delle spese militari effettuato dal governo italiano"

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PIOMBINO – In previsione della giornata dedicata alle celebrazioni delle forze armate, il gruppo delle ‘donne in nero’ di Piombino vuole richiamare l’attenzione al “preoccupante incremento delle spese militari effettuato dal governo italiano”.

“La legge 27 dell’1 marzo 2024 – dicono – celebra le Forze Armate come portatrici di valori di pace, sicurezza ambientali, cura e soccorso ai rifugiati e ai profughi, sollecitando le scuole a promuovere iniziative che le vedano protagoniste verso i loro studenti. A questa legge, di per sé insidiosa per l’autonomia scolastica, si affianca la proposta del cosiddetto Ddl  Gasparri che mira a fare coincidere la definizione di antisemitismo con quella di antisionismo: definizione da anni voluta dall’Hira, un organismo che lavora per diffondere i cosiddetti valori israeliani nel mondo ma contestata anche all’interno delle Nazioni Unite. Il decreto, qualora fosse approvato, causerebbe una gravissima limitazione ai diritti di espressione, di critica, di assemblea e di mobilitazione.”

“In Italia e in Europa si sono diffusi venti di vendetta e di guerra – proseguono – Piombino è diventato suo malgrado il crocevia di gas e armi che regolarmente transitano dentro il nostro porto: due facce della stessa medaglia, ossia la guerra per commissione fra Europa e Russia. Ma la sciagurata voglia di guerra delle classi dirigenti politiche italiane ed europee non corrisponde alla volontà di pace dei propri popoli. La spasmodica ricerca della costruzione del nemico Russia non corrisponde agli interessi del popolo italiano né di quello europeo. Oggi ci mobilitiamo insieme a numerose organizzazioni, fra le quali la Rete Scuole di Piombino contro le guerre e l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, affinchè il 4 novembre sia un momento di riflessione e diffusione di un messaggio alternativo alla narrazione militarista”.

“Crediamo che i ragazzi e le ragazze – concludono – abbiano il diritto di pensare ad un mondo senza guerre e senza armi, in cui il sacrificio della propria vita e l’annientamento del nemico siano considerati un disvalore. Qualunque guerra, produce soltanto odio, distruzione e morte. Solo la giustizia sociale crea e alimenta la pace fra i popoli. Celebriamo un 4 novembre che scelga di camminare su strade di pace: gli eserciti non possono essere un simbolo di pace, né di cura, né di tutela ambientale”.

© Riproduzione riservata

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